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Le botteghe e l’ambulatorio della domus D

Lungo questa via secondaria, sotto un lungo porticato, trovavano posto alcune botteghe tra cui una lavanderia e un ambulatorio in cui venivano praticate operazioni chirurgiche e cure mediche.

L’isolato I era occupato da una grande residenza signorile che nella riorganizzazione del quartiere di fine I secolo d.C. venne ridimensionata e ristrutturata, nell’ambito di una più generale caratterizzazione in senso produttivo-mercantile.
Nella parte sud-occidentale troviamo una bottega, con affaccio sul Decumano Massimo, confinante a est con una specie di lavanderia dove venivano sgrassati, lavati e tinteggiati i panni (fullonica). Contigua a quest’ultima se ne trovava un’altra, di dimensioni maggiori.
La nuova abitazione signorile, che occupa circa due terzi della superficie del precedente edificio, presenta due ingressi simmetrici: il principale si apriva nell’angolo sud-orientale e al suo fianco si articolavano, oltre la stanza del custode, una serie di ambienti di servizio deputati probabilmente a ricovero di animali; l’altro ingresso era situato nella zona nord-orientale e dava accesso a una serie di stanze di servizio, tra cui si riconosce la cucina.
Dalla grande sala, che si estendeva per una superficie di oltre 100 m2 e di cui rimangono solo poche tracce del pavimento marmoreo, si accedeva al triclinio,

caratterizzato da un pavimento a mosaico, ancora visibile, a tessere bianche e nere con al centro la raffigurazione policroma del mito di Licurgo e Ambrosia.
La sala da pranzo comunicava con il retrostante piccolo giardino (viridarium), confinante con la camera da letto padronale, preceduta da anticamera.
Tre ambienti tra loro comunicanti, schierati in ordine crescente di ampiezza a nord del cortile porticato, sono identificabili come terme.
Nella stanza che occupa la parte più settentrionale della domus sono stati rinvenuti due mortai e numerosi strumenti chirurgici, che suggeriscono la destinazione a uso ambulatoriale di questo ambiente. L’articolazione e le dimensioni dello spazio fanno pensare a una sala in cui venivano praticati interventi e cure diversi da quelli della normale routine familiare e inducono a riconoscervi un vero e proprio ambulatorio, da mettersi forse in connessione con il vicino anfiteatro.

Il mosaico di Licurgo nella sala del triclinio.